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Esso’ soddisfazioni!

Bye bye, Filologia della Letteratura Italiana.


Riflessioni Post-mortem.

Lancio sul blog,una cosa scritta per me stessa pochi giorni fa,buona lettura.

ps: speriamo che i miei lettori non siano blogger che si annoiano a leggere post lunghi!!

Sono una studentessa di Lettere Moderne,io,in una delle Università più antiche del pianeta, Alma Mater Studiorum,il nome ha già il suo secolare rispetto,eppure come sempre,rimango insoddisfatta. Ho esitato prima di buttare giù qualche riga a riguardo,ho riflettuto, l’orgoglio di essere andata lontano a inseguire farfalle mi dava certi stimoli in più,in una realtà diversa dal mio paesino sconosciuto,pieno di nuove cose,nuovi odori,nuova gente,ma non per questo migliore,bacchetto chi solo lo pensa. Bologna,come tutte le altre grandi città, non è libera e non rende liberi,si trascina i suoi vecchi splendori, l’antico eco di una bellezza ormai andata,subentra allora,la bigotta paura di camminare,da soli,di sera,ecco cosa mi opprime,il dover dare conto ad ogni passo dei miei umili spostamenti,solo per sentirmi rassicurata,perché un posto così immensamente diverso minaccia i miei occhi incantati. Ma dicevo,senza divagare,Bologna trascina i suoi vecchi splendori,proprio come la sua immortale Università, ma lo splendere d’un tempo, d’improvviso è diventato vecchiume, incagliato in polvere e decenni. Il panorama che offre l’Alma Mater è una porta scorrevole di quelle moderne,murales che sporcano l’esterno,e dentro un piccolo tempio di sapere, tra le scale di graniglia e maniglioni intagliati da chissà quale artigiano di un tempo,le aule,grandi e austere,come i professori,che si spostano lenti sulle loro gambe stanche, svogliati,arrabbiati,non splendono più di una luce ormai spenta,tutto si opacizza, come nella Bella Nostra Italia. I professori moderni difendono il Latino, e fino a pochi mesi fa ero convinta facessero bene,ero convinta che preservare ciò che è nostro ci avrebbe,come dire,salvati,da un alienamento ed un esaurimento costante,in aumento, ed invece,adesso,mi accorgo che al solo pensiero di dare un esame di latino, che già faccio palleggiare qui e li tra gli impegni e le altre materie,i miei sensi e le mie voglie si piegano ad un supplizio interiore che martoria l’anima,la verità è che a me il latino non piace,non mi piacerebbe insegnarlo,e non mi è piaciuto studiarlo né capirlo. Il latino va salvato,certo,ma datelo in pasto a chi potrebbe trovargli un po’ d’amore,a chi,tra gli studenti,non arriva al giorno della prova scritta con uno strano malessere d’obbligo. Qui,all’Alma Mater di Bologna,sei costretto a studiare filologia,per carità,una materia interessante se analizzata nel profondo. Io invece penso che la filologia “svilisca l’opera”, vi virgoletto queste parole perché quando le divisi con i miei colleghi ne risero tristemente. Cosa ci importa se Dante non ha lasciato una copia autografa della sua Commedia? La Divina resta comunque una complessa meraviglia,e non mi interessa sapere se qualche parola,in principio,venne modificata da buoni amanuensi,l’importante è l’essenza di un’opera arrivata fino a qui a incatenarci tutti,nessuno escluso,nella sua soffocante maestosità,l’importante è sapere che geni come Boccaccio impiegarono sforzi disumani a scrivere trattati in loda a Dante, senza gonfiare un trionfo già ottenuto singolarmente,autonomamente. In realtà,in queste righe avrei voluto parlare di Pasolini,ecco,si,lui. Pasolini è il mio studio riservato e privato,in camerette sgangherate e sporche,lontane dal caotico traffico dell’Emilia Ponente,me ne sto cibando,rinvigorendo il mio amore sofferto per la letteratura. Chissà se Pasolini avrebbe davvero voluto che “Petrolio”, sua opera iniziata e mai finita,il suo zibaldone di fatti scabrosi che macchiano gli anni in cui visse,disordinati e sparsi,intuitivi e non ancora partoriti completamente così da lanciarli nel mondo,fosse presa e stampata,così,come veniva,come la si era trovata,chissà,se nel suo intimo,Pier Paolo,avrebbe voluto che quel suo grande Satyricon moderno,prendesse piede in Italia,senza che le sue mani sapienti l’avessero cucito a dovere sulla futura pelle di un popolo ingrato. Questo testo sregolato e privo di un normale senso lo dedico a lui,un vero uomo libero. Pier Paolo non avrebbe costretto i suoi studenti a studiare latino,non li avrebbe costretti a studiare un bel niente. Il mondo si adatta a cambiamenti sociologici massicci,i professori di un domani ormai vicino invece no,rimangono intrappolati nei sogni e nelle speranze altrui,di tutti coloro che gli hanno permesso di odiare,anche solo per poco,ciò che si stava studiando. Ecco,per me,costoro hanno fallito e dunque non li perdonerò mai.